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IL GIARDINO DEL MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DI FIRENZE (2000)

La presente pubblicazione è legata alla tesi di laurea in Restauro Architettonico avente come argomento le tombe estrusche collocate nel giardino del Museo Archeologico di Firenze. Il Giardino del mediceo Palazzo della Crocetta  per volontà del Reggente principe di Craon, durante la prima metà del ‘venne ad assumere un nuovo aspetto, di cui ancora oggi è possibile rintracciarne i segni: Francesco Romoli, giardiniere di Boboli, suddivise gli spazi in una serie di aiuole rettangolari, delimitate da elementi in cotto e in pietra arenaria nonché destinate ad ospitare un agrumeto – di cui si sono conservate tre piante in prossimità dell’edificio degli Innocenti. Le opere di ristrutturazione successive non variarono di molto l’assetto, fin quando nel 1885 anche il giardino fu incorporato nel Museo Archeologico, già da alcuni anni ospitato nel Palazzo della Crocetta. Da quel momento, sotto le arcate della galleria del Palazzo, in seguito chiuse, e lungo i vialetti furono situate sculture antiche di diversa provenienza.   Ma al primo direttore Luigi Adriano Dilani, soprattutto fra il 1900 ed il 1903, si deve l’aspetto attuale del giardino, il cui scopo era di connettere concettualmente lo spazio aperto con le sale del pianterreno del Museo, ove dal 1898 si trovava la sezione topografica dell’Etruria. Furono così collocati nelle e fra le aiuole interi monumenti archeologici, qui ricostruiti dopo essere stati smontati dalle rispettive sedi originarie: si realizzò un vero e proprio museo all’aperto, un percorso didattico fra le strutture tombali etrusche immerse nel verde del giardino. Tra il 1929 ed il 1940 furono rimosse le sculture dalle arcate della Galleria, mentre nel 1932 venne realizzato il tempietto moderno ed il muro, che delimitava il giardino sul lato di via della Colonna, venne sostituito con la cancellata in ferro recentemente restaurata.


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CENTRO STORICO E TERRITORIO, IL CASO DI SCICLI (2010)

Il contenuto di questo volume illustra un caso di ricerca operativa che deriva da un rapporto virtuoso tra un ente locale di tradizioni illustri – il comune di Scicli – e una struttura di ricerca dell’Università di Palermo – il Centro Interdipartimentale di ricerca sui centri storici (C.I.R.CE.S.).  In tale ricerca la mia attività, con incarico diretto da parte del C.I.R.C.E.S., si è configurata nel rilievo  tipologico e morfologico dei centri storici di Scicli, Donnalucata e Sampieri e nella parziale stesura delle relative tavole tematiche. La ricerca è finalizzata a tracciare le linee guida per pianificare in maniera efficace lo sviluppo e la riqualificazione di un centro siciliano di grande interesse, dotato di straordinarie qualità paesaggistiche ed eccezionali risorse storiche e architettoniche. Il volume è costiuito da due parti. La prima parte di carattere generale, “Centri storici tra conservazione e innovazione”, presenta una ampia ricognizione sulla tematica del recupero dei centri storici dal punto di vista interpretativo e progettuale. La seconda parte, “Linee guida per il recupero e la riqualificazione dei centri storici di Scicli, Donnalucata e Sampieri”, riporta i risultati dell’esperienza di ricerca sul campo, frutto di un serrato confronto all’interno del gruppo di lavoro che ha consentito di affinare i percorsi della conoscenza del contesto e la metodologia progettuale.


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